Il "cadregone"
di Franco Isman
Quando ho avuto notizia del progetto di installazione della scultura di Giancarlo Neri al Parco, installazione permanente, e ne ho visto le fotografie nella precedente esposizione di Villa Ada, mi è subito sembrata una cosa da non fare. E quando è stato coniato il termine cadregone lo ho immediatamente adottato. Ma io non amo l'arte moderna, anzi molto peggio, mi sembra molto spesso una presa per i fondelli che mi offende, e non penso soltanto alla famosa merda di artista di Piero Manzoni, sulla quale credo molti possano condividere la mia posizione, ma anche a Christos, di cui ho ammirato al MART di Rovereto una splendida carriola ricoperta di polietilene nero accuratamente legato, ma anche ad opere molto, molto più in su, e penso ai famosi tagli più o meno vaginiformi ma anche a ritratti, si fa per dire, nei quali non si distinguono gli occhi dal naso, o quasi. A proposito di Christos: non si potrebbe commissionargli l'impacchettatura delle sopraelevate? Ignorante? Ignorante. Ma in un'epoca in cui la rappresentazione fedele della realtà è affidata alla fotografia più che alla pittura, penso che arte possa e debba essere qualcosa che ti comunica delle sensazioni, delle emozioni, come per esempio è (per me, si intende) la bella mostra di scultura della Fondazione Rossini, di fronte a Villa Mirabello, sempre al Parco. E allora devo confessare che il cadregone, che sono andato a vedere (e fotografare) oggi nella bruma mattutina, mi è piaciuto, che sia o non sia opera d'arte. Mi sembra messo nella posizione giusta, al centro di un gran pratone fra il Lambro ed il primo rilievo boscato, e che non guasti in alcun modo il panorama del Parco, lontano com'è dagli allineamenti canonici. Franco Isman Il dibattito su Piazza d'Uomo con ulteriore documentazione fotografica 28 ottobre 2005 |